Sono passati dieci anni cinematografici dai fatti raccontati in Prometheus, una nuova navicella spaziale è in viaggio per colonizzare il pianeta Origae-6, l'astronave Covenant è carica di esseri umani ibernati e l'androide David (Michael Fassbender) è a capo della spedizione: una violenta tempesta costringe l'equipaggio ad atterrare su un pianeta sconosciuto che fortunatamente presenta caratteristiche molto simili a quelle della Terra, e quindi può essere abitato. Ancora più inumano del suo precedente prototipo David (sempre interpretato da Fassbender e visto in Prometheus), Walter guida la spedizione sul nuovo territorio, apparentemente inabitato e accogliente, insieme ad una squadra di esperti esploratori: da poco giunti, incontreranno David che da molti anni vive lì da solo, atterrato con l'astronave degli Ingeneri e dedito a "coltivare" la conoscenza della specie aliena e dei suoi padri. Quello che per l'equipaggio della Covenant poteva sembrare un paradiso incontaminato, ignari del pericolo, si trasformerà presto in un inferno.
Alien Covenant continua il viaggio alla scoperta della genesi dell'alieno che avevamo amato e ammirato nel primo capolavoro di Ridley Scott datato 1979, Alien. Sono passati tanti anni da quel film, questo secondo capitolo prequel, però, non riesce a riprodurre e a ricreare le atmosfere e le paure del passato. Se Prometheus, in parte, aveva generato curiosità ed interesse sull'argomento, soprattutto nella prima parte, Alien Covenant è alquanto superficiale e debole nello sviluppare una genesi inquietante e misteriosa. Il problema principale sta nella sceneggiatura che dall'inizio alla fine non regala momenti degni del franchise: tutto è alquanto approssimativo e poco accattivante nel incuriosire lo spettatore, anzi la spiegazione dell'evoluzione della specie è fin troppo semplice e s'intuisce presto. Lo spessore dei personaggi e l'interpretazione del cast è molto lineare e piatta, non permette di entrarci in empatia: sembra di assistere ad una gita nello spazio più che ad una spedizione spaziale, e ciò va a danno della credibilità del film stesso. L'unico che tiene in piedi la situazione è il doppio Fassbender, nei panni dei due androidi Walter e David, ma anche lui viene "caricato" troppo con dialoghi biblici/filosofale che a volte risultano eccessivi e ridondanti. Il dialogo tra David e il suo creatore apre il film, pieno di metafore e riflessioni sull'evoluzione della specie, vorrebbe essere l'intellettuale e alto punto di riferimento della pellicola a cui ispirarsi, ma proprio come successe ad Icaro, la genesi degli alieni si risolvere in un modo alquanto prevedibile. In tutto questo, purtroppo però non c'è niente di epico e mitologico, nonostante innesti classici come Wagner, ma si ha di fronte una pellicola fantascientifica non delle più brillanti e accattivanti che faticosamente si evolve in un film già visto.
La regia di Ridley Scott è comunque apprezzabile e regala, qua e là, inquadrature magnifiche e totali affascinanti, ma quando poi ci si porta sui personaggi e sulle loro paure, ansie e pensieri, il tutto scende di tono e neanche il rating R, in teoria sinonimo di sangue e violenza, riesce a far spiccare il volo al film. Infatti più che un horror fantascientifico, Alien Covenant è un sci-fi action a cui manca il giusto stimolo per elevarlo a pellicola da ricordare. Delusi e dispiaciuti, da un cineasta che ha reinventato e rielaborato la fantascienza proprio con Alien (e anche Blade Runner) era lecito aspettarsi qualcosa di più coinvolgente e inquietante.