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Ci sono momenti in cui la vita cambia completamente direzione, in modo positivo o negativo secondo gli episodi. È il caso di Day zero, film diretto dal semi sconosciuto Bryan Gunnar Cole che racconta la reazione di tre protagonisti dopo aver ricevuto la lettera per il richiamo alle armi. Dopo l’11 settembre il mondo non è stato più lo stesso, in particolar modo per gli americani soggetti ad una rivoluzione catastrofica totalmente inaspettata. Uno dei tanti aspetti negativi derivati dalla tragedia delle Torri Gemelli è stato il massiccio reclutamento da parte del governo Bush e partire per una missione contro il terrorismo. Aaron (Elijah Wood), George (Chris Klein) e James (Jon Bernthal) sono amici di vecchia data, tutti convocati per servire la patria. Hanno a disposizione solo 30 giorni per “sistemare” la vita attuale e prepararsi all’incarico. Il primo è un giovane scrittore in erba e ha una reazione controversa alla notizia, convinto dell’importanza del ruolo del soldato ma scettico sulla necessità di intraprendere una guerra dai molteplici dubbi. Alle due estremità troviamo, invece, l’affermato avvocato George Rifkin, felicemente sposato con una moglie da poco guarita dal cancro, che è convinto dell’inutilità assoluta del conflitto bellico; dall’altra c’è il tassista James Dixon, il più coraggioso e libero di tutti consapevole del pericolo ma determinato a farlo poiché reputa giusto “servire con onore il proprio paese”. Le certezze dell’autista di taxi vacilleranno nel momento in cui conosce una studentessa di sociologia e se ne innamora perdutamente. I tre amici passano intere giornate a parlare del problema che li assilla e si fanno forza a vicenda in attesa che il “giorno zero” arrivi
Day zero parte dalla tragedia delle Torri Gemelli per riflettere su questioni ed effetti che la terribile tragedia ha causato: è stata giusta la guerra al terrorismo? E soprattutto, è giusto che il proprio Paese decida il destino dei propri comuni cittadini? Il regista Bryan Gunnar Cole, giustamente, propone tre archetipi di risposta senza però sbilanciarsi verso una direzione in particolare. A tratti documentaristico, grazie ad immagini di repertorio, a tratti drammatico il filmmaker americano traccia percorsi nei quali potersi identificare. Non aspettatevi un film denuncia alla Michael Moore o prodotti di quella caratura perché l’intento non è compiere un attacco politico verso il potere, ma piuttosto è una riflessione morale sulle guerre in generale e le tante conseguenze nefaste che si portano dietro. A rendere il film ancor più convincente c’è anche un ottimo cast: a partire da Elijah Wood (il cui poliedrico Curriculum parla chiaro), per continuare con Chris Klein (American Dreamz, Just Friends, We Were Soldiers) e Jon Bernthal già alle prese con tematiche del genere con World Trade Center di Oliver Stone.
Day Zero è un film riuscito, outsider, piacevole da vedere che rimanda ad un aspetto in ombra legato alla guerra e che usa l’11 settembre come “trampolino” di riflessione.